(Questo articolo era stato pubblicato inizialmente nel sottodominio italiano del mio blog in inglese, ma adesso lo sto trasferendo direttamente sotto il dominio principale)
Avevo trovato questo articolo in inglese mentre cercavo informazioni sul tema della leadership.
Questo articolo è un “classico” del presidente Kimball, un discorso ispiratore sulla vera leadership. Dividerò il mio articolo in tre parti. Questa è la prima parte. Tutte le citazioni senza attribuzione specifica sono del presidente Kimball. Questo é il link alla seconda parte di Gesù: il Capo Perfetto e questo é il link alla terza parte.
In merito alle straordinarie capacità direttive del Signore Gesù Cristo ci sarebbero da dire più cose di quante se ne potrebbero scrivere in un articolo o in un libro. Vorrei comunque illustrare alcuni degli attributi e delle capacità che Egli esemplificò in maniera così perfetta. Queste stesse capacità e virtù sono importanti per tutti noi, se vogliamo avere un successo duraturo nel nostro ruolo di dirigenti.
Presidente Spencer W. Kimball
Principi fissi
Gesù sapeva chi era e perché si trovava su questo pianeta: questo significa che Egli poteva svolgere il Suo ruolo di guida da una posizione di forza, invece che da una di incertezza o di debolezza.
Presidente Spencer W. Kimball
Siamo mortali e siamo anche noi figli di Dio, però non siamo “il” Figlio di Dio. La nostra comprensione di chi siamo e di quale sia esattamente la nostra missione su questa terra è limitata e ci arriva un pò per volta. Pertanto, quando guidiamo altri, la nostra posizione non è mai cosi forte come quella di Gesù.
Tutti abbiamo almeno qualche incertezza o debolezza. Persino i futuri profeti a volte sentono questa incertezza. L’anziano Wendell J. Ashton nel suo discorso Unchanging Principles of Leadership ha detto il seguente, riguardo l’anziano Hinckley, quando non era ancora il presidente della Chiesa, ma era già un’ autorità generale con vari anni di esperienza:
La scorsa settimana molti di noi erano nell’ufficio del mio ex compagno missionario, l’anziano Gordon B. Hinckley, poco dopo aver ricevuto la comunicazione dalla Prima Presidenza su quando avrebbe parlato in questa grande conferenza. L’anziano Hinckley si fece serio e quasi sfinito, poi disse: “Sai, questo mi spaventa molto. È lo stesso ogni volta che si avvicina la conferenza generale. “
Se l’anziano Hinckley dopo 13 anni di pratica parlando alle conferenze generali era ancora spaventato, non dovremmo sorprenderci se noi non saremo mai completamente liberi da incertezza e debolezza. Ma se studiamo, preghiamo e viviamo rettamente, con il passare del tempo, anche noi potremo crescere nella comprensione di “chi siamo e perché siamo qui su questo pianeta”, e otterremo forza e autocoscienza sufficiene per diventare leader migliori e guidare altri da una posizione di maggior stabilità.
Gesù operava sulla base di principi o verità fisse, anziché creare nuove regole a mano a mano che procedeva. La Sua maniera di dirigere era perciò non soltanto corretta ma anche costante. Tanti dirigenti secolari dei nostri giorni sono come i camaleonti: cambiano colore e opinioni per adattarsi alle circostanze, cosa che serve soltanto a confondere i loro colleghi e seguaci, che non possono essere mai certi di quale corso di azione seguire. Coloro che si tengono stretti al potere a danno del principio spesso finiscono col fare poco o nulla per poter perpetuare il loro potere.
Quanto è necessario questo principio! Da quando il presidente Kimball ha fatto questo discorso, penso che le cose siano peggiorate in politica e in altre aree della vita sociale. Ma ciò che è più utile per noi non è mettere in evidenza le debolezze degli altri, ma pensare alle nostre. Quante volte siamo anche noi come i camaleonti? I dirigenti che vogliono emulare Gesù non décimo essere guidati dall’opportunità politica o dal desiderio di mantenere il potere a tutti i costi.
Gesù dichiarò ripetutamente: «Seguitemi». Il Suo programma era basato piuttosto sull’esempio che sui discorsi. Il Suo innato ingegno Gli avrebbe permesso di impressionare profondamente il prossimo, ma avrebbe lasciato indietro i Suoi seguaci. Egli camminava e lavorava con coloro che voleva servire. Il Suo non era un dirigere da lontano; Egli non aveva timore di stringere intimi legami di amicizia; non aveva timore che l’intimità potesse deludere i Suoi seguaci. Il miglior modo di dirigere non può trasmettere nulla agli altri, se non si sta in loro compagnia e se non serviamo coloro che vogliamo guidare.
Un leader che fa personalmente quello che chiede di fare ai suoi seguaci dimostra umiltà, onestà e coerenza. Ma un lider che accetta di lavorare insieme a loro, di essere un amico, ponendosi allo stesso livello, mostra un vero amore per i suoi seguaci.
Comprensione per gli altri
Gesù era un dirigente capace di ascoltare. Poiché amava gli altri di un amore perfetto, ascoltava senza dimostrarsi condiscendente. Un grande capo ascolta non soltanto gli altri ma anche la sua coscienza e i suggerimenti di Dio.
Inseguendo il successo, molti leader iniziano a cercare lodi e popolarità invece di ciò che è giusto. Così facendo, cessano di essere leader efficaci e dimostrano che il loro obiettivo finale non è il bene dei loro seguaci, ma il loro interesse personale.
Poiché amava i Suoi seguaci, Gesù poteva essere schietto e franco con loro. In alcune circostanze rimproverò Pietro perché lo amava e Pietro, essendo egli stesso un grand’uomo, poté trarre profitto da questi rimproveri.
Il Salvatore esemplifica nella Sua vita come correggere amorevolmente quando è necessario. Possiamo pensare che sia più difficile per noi correggere gli altri, dal momento che non siamo perfetti come Lui, e quindi “chi siamo noi per giudicare gli altri?”, o possiamo aver paura di commettere un errore. Credo che a molti di noi capiti di chiedersi che cosa fare in determinate circostanze. Spesso permettiamo alle nostre insicurezze o al desiderio di essere amati di interferire con la correzione necessaria, ma Gesù ci ha mostrato come farlo. Essere ispirati dallo Spirito Santo è la chiave per fare le chiamate giuste, come leggiamo nel libro di scritture moderne, Dottrina e Alleanze,
Rimproverando prontamente con severità, quando sospinti dallo Spirito Santo; e mostrando in seguito un sovrappiù di amore verso colui che hai rimproverato, per timore che ti consideri un suo nemico
Dottrina e Alleanze 121: 43
Guida altruistica
La guida che il Salvatore dava ai Suoi seguaci era altruistica. Egli metteva al secondo posto Se stesso e le proprie necessità e aiutava gli altri andando oltre i doveri della propria chiamata, instancabilmente, affettuosamente, efficacemente. Tanti problemi che affliggono il mondo d’oggi scaturiscono dall’egoismo e dall’egocentrismo, sentimenti che spingono troppe persone a porre richieste eccessivamente onerose alla vita e agli altri per poter soddisfare le loro necessità. Si tratta di un diretto capovolgimento dei principi e delle pratiche seguite così perfettamente da quel perfetto esempio di leader che era Gesù di Nazaret.
Ho iniziato a capire meglio questo importante principio dopo essere diventato membro della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni. Non che non ne avessi mai sentito parlare prima, ma solo dopo il mio battesimo ho iniziato a capirlo meglio. Gesù l’ha espresso magnificamente e semplicemente,
Se uno vuol essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servo di tutti.
Marco 9:35
Come spiega il presidente Kimball, questo è un capovolgimento della siuazione tipica. In questo caso il leader diventa il servitore e non il signore di coloro che sono assegnati alle sue cure. Il Salvatore era così disposto a essere il servo di tutti coloro che accettò di dare la vita per noi. Possiamo sicuramente imparare da Lui il vero significato della leadership disinteressata.
La guida di Gesù metteva in rilievo l’importanza di esercitare il discernimento nei confronti degli altri, senza cercare di controllarli. Egli si preoccupava della libertà di scegliere dei Suoi seguaci. Persino Lui, in quei momenti così importanti, dovette scegliere volontariamente di passare attraverso il Getsemani e di essere appeso alla croce sul Calvario. Egli insegnava che senza vera libertà non può esservi progresso. Uno dei difetti di un modo di dirigere autoritario è che esso è dettato non dall’amore per il prossimo ma soltanto dal bisogno di manovrare gli altri. I dirigenti di questo tipo si basano sulle proprie necessità e desideri, e non sulle esigenze altrui.
Essere in una posizione di comando e potere è allettante. La storia è piena di tiranni che dominavano con terrore e forza bruta. Ma anche persone migliori, i leader che cercano onestamente di essere dei buoni capi, possono facilmente esagerare e diventare controllanti e manipolatori apertamente o sottilmente. Il presidente Kimball mostra chiaramente che la nostra motivazione è ciò che farà la differenza: amiamo veramente le persone e stiamo cercando di aiutarle? O vogliamo solo migliorare le nostre carriere e approfittare del nostro ruolo per ottenere ciò che vogliamo da coloro che lavorano per noi?
Gesù aveva una prospettiva a vasto raggio dei problemi e degli uomini. Egli poteva calcolare esattamente l’effetto e l’impatto a lunga distanza di ciò che diceva, non soltanto su coloro che stavano ad ascoltarLo in quel momento, ma anche su coloro che avrebbero letto le Sue parole duemila anni dopo. I dirigenti secolari spesso intervengono in maniera precipitosa per risolvere i problemi cercando di alleviare le necessità momentanee, e così facendo creano difficoltà e dolori anche più gravi per il futuro.
Questa è un’altra cosa che solo il Salvatore poteva fare perfettamente. Ciò che diciamo o facciamo è così limitato dalle nostre attuali conoscenze e circostanze che possiamo a malapena valutare il loro effetto a breve termine. In molti casi vogliamo risolvere rapidamente i problemi, perché vogliamo che l’incertezza o il dolore associato scompaiano, ma non è sempre possibile. La nostra migliore opzione è fare affidamento non solo sul nostro miglior giudizio o su buoni consiglieri, ma soprattutto sull’ispirazione e rivelazione attraverso il potere dello Spirito Santo, che può elevare e perfezionare ciò che diciamo o facciamo, e può farci avvicinare di più al Capo Perfetto.
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